Mio intervento sul blog di Odiferddi/La Repubblica, argomento La Morte

di Massimo Franceschini

Ciao a tutti, ho letto qua e là e, come immaginavo, abbiamo commenti che vanno dall’ateismo e materialismo puro, al polo opposto.

Sembrano esserci, come al solito, due fazioni.

La morte diventa ovviamente il pretesto per parlare di come ci rapportiamo a questo evento, e confrontarci sulla nostra visione della realtà, sul senso della vita, sulla nostra vera essenza, sul perché dell’esistenza, ecc. ecc.

Per mettere le cose in chiaro, confesso che io credo di essere un essere spirituale, temporaneamente avvinghiato a questo corpo di carne e che la morte sarà, per me, soltanto la morte del mio corpo.

Rispetto ovviamente chi crede ad altro, sono uno strenuo difensore dei diritti umani.

Non mi piacciono però alcuni atteggiamenti da ambo le parti, fortunatamente non comuni a tutti i membri delle due “fazioni”.

Alcuni atteggiamenti da parte degli atei materialisti consistono nello sminuire, deridere e addirittura combattere i credenti, la spiritualità e la religione.

Nel mondo sta montando un movimento antireligioso tout court dagli esiti altrettanto oscuri, alla lunga probabilmente non migliori di altrettante teocrazie.

Alla base c’è una visione in cui la religione, la spiritualità, il credere o il postulare un “qualcosa” di ultraterreno e trascendente sono visti, sostanzialmente, come bugie che le persone raccontano a se stesse e agli altri per sopravvivere/consolarsi meglio, oppure tentativi organizzati di controllo sociale e politico.

Alcuni di essi operano una critica assoluta e generalizzante di tutto ciò che proviene dalla filosofia religiosa, sembrano non vedere il contributo incredibile dato alla conoscenza da questo campo.

Non solo l’uomo primitivo e ignorante ha creduto di essere o appartenere a una dimensione trascendente, molti grandi filosofi e religiosi hanno pensato che esiste un’altra realtà generatrice dell’universo materiale e che la nostra essenza è separata dal corpo fisico.

Anche senza scomodare un Dio personificato – altro grande problema tutto occidentale è associare la religione soltanto a leggi o precetti dati da un Dio, mentre esistono religioni e sistemi di pensiero che non sono così dogmatici – abbiamo persone come il Buddha o Lao Tze, solo per fare due esempi, che hanno dato un grande contributo alla filosofia ed alla conoscenza dell’uomo.

Hanno studiato, parlato e vissuto da “semplici” uomini, senza appellarsi ad una forza superiore che non sia la stessa propria di ogni essere umano.

Il loro sforzo era fondamentalmente un’esortazione a scoprire autonomamente la nostra vera essenza e la strada per ritrovare un equilibrio ed una conoscenza che comprendesse il tutto.

Lo scientismo moderno è la culla di un atteggiamento che toglie nobiltà e legittimità ad un certo tipo di pensiero e speculazione, dimenticando che è il mondo della filosofia e della filosofia religiosa ad originare le direttrici per qualsiasi sistema di pensiero e logica, per il metodo scientifico stesso.

Il metodo scientifico è certamente una grande conquista della cultura, ma è un metodo appunto, non una ideologia e non implica, di fatto, l’essere atei materialisti.

Gli atteggiamenti che dall’altra parte non mi piacciono sono quelli che vedono in un “credo”, anche se non lo ammetterebbero mai veramente a se stessi, una “scappatoia” al terrore della morte, alla paura dell’oblio; sappiamo che fra loro ci sono anche atteggiamenti, che definisco meschini, come l’uso del credo per controllare gli altri, i figli, il coniuge, ecc.; un insieme di regolette pronte all’uso per qualsiasi situazione, per rendere l’uomo più “socievole” e che sarebbero il viatico per la vita e la ricompensa eterna.

Per non parlare dei danni fatti al mondo della spiritualità ed al concetto di trascendenza dalle religioni storiche, nel preciso momento in cui hanno perso la spinta originaria per tramutarsi in sistemi di potere.

Ogni cultura, ogni ambito, ogni logos, ogni tentativo dell’uomo di conoscere e penetrare i misteri, costi quel che costi, ha avuto i suoi martiri nel momento in cui i suoi esponenti si sono ribellati allo status quo, in nome della verità e della libertà.

Per me, i martiri della scienza e della religione si equivalgono.

Comunque, per dare a Cesare quel che è di Cesare, l’origine del concetto di dignità e unicità dell’essere umano da preservare e difendere, l’origine cioè della stessa Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, lo dobbiamo anche grazie all’evoluzione di questo concetto nella filosofia religiosa.

Se l’uomo continuerà a combattere l’uomo, se non troveremo un sistema di pensiero “ecumenico”, saremo sempre più preda di chi specula su quanto l’uomo sarebbe fondamentalmente malvagio, cinico, con un ristretto orizzonte di sopravvivenza e in preda a istinti primordiali da circoscrivere in qualche modo, “bisognoso” cioè dell’ennesimo regime di controllo, questa volta sì “scientifico” e assoluto… siamo già diventati un codice attaccato ad un corpo e ad un telefonino, in attesa dei nuovi chip sottocutanei.

11 novembre 2012

per chi interessato, in immagine il mio libro

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