È POSSIBILE E AUSPICABILE UN’ETICA PER LA RICERCA?

Ovvero, libertà senza responsabilità sarà la fine dell’Umanità

di Massimo Franceschini

Il mio primo articolo pubblicato, su “CAPITOLINO FLASH”, una rivista locale romana, nel numero luglio/agosto 2012

Nel Corriere della Sera del 21 maggio, troviamo un bellissimo intervento di Guido Ceronetti, dal titolo Scienziati e filosofi, la verità è una – la divisione dei saperi è solo una deriva moderna e letale, se la medicina dimentica il senso ultimo della vita, diventa peggio della malattia.

L’autore, in accordo con un recente convegno di Torino e Ivrea, pensa di superare la separazione fra cultura scientifica e umanistica: […] Le due culture sono immaginarie, la conoscenza è una […] Gli autori antichi […] sarebbero rimasti trasecolati a sentir parlare di Due Culture. Il loro scopo non era la cultura, parola che di vuoto ne contiene parecchio, ma la verità, e la verità è unica e indivisibile.

Il loro scopo è effettivamente quello della filosofia, amore per la conoscenza.

Parlando della medicina, l’autore afferma: Verso il crimine le sue frontiere sono aperte e mobili; la sua totale dipendenza dall’industria del farmaco raduna ombre su ombre.

Ancora: Se la scienza si fa guidare dalla possibilità tecnologica (dal puro potere tecnico amorale) è bomba di Hiroshima.

Ancora: Non va dimenticato che la cultura egemone, la tecnico-scientifica, si origina da un immenso tesoro aureo di pensiero assassinato, e da lei divorato come la piccola Cappuccetto Rosso dei Grimm. Il suo fondamento è magico-alchemico e miracolistico, e prima o poi riemergerà dalla pancia del lupo.

Pensate che ai “tecnici” interessino queste considerazioni?

Credete che l’autore stesse esagerando, almeno un po’?

Io non credo, e l’ennesima riprova l’abbiamo nell’inserto Lettura del Corriere della Sera del 13 maggio scorso, dove troviamo un bell’esempio di “logica scientifica”, in un articolo che illustra i recenti punti di vista neuro scientifici su coscienza, sentimenti ed emozioni.

L‘autore afferma testualmente: Gli studi e gli esperimenti di neuroscienza rappresentano un’integrazione, anzi, un ottimo corrispettivo alle discipline filosofiche. Rispetto a queste ultime dimostrano una base scientifica più solida, riducono il rischio chiacchiericcio spinto, tamponando le ipotesi astratte e forniscono più risposte.

Il grande problema è proprio questo sminuire la filosofia, il pensiero, cioè quel livello di percezione, astrazione e speculazione da cui dipende tutto, anche il metodo scientifico stesso!

È la filosofia a determinare, postulare, immaginare e istituire, è la filosofia che ci dice come andremo a conoscere qualcosa, è la filosofia a determinare le metodologie d’indagine.

Ancora: […]invece di chiederci cos’è la coscienza, possiamo cercare di capire come, dal punto di vista evolutivo, si è formata. I neuroscienziati rappresentano la nuova generazione di filosofi della mente, a volte forniscono punti di vista contro-intuitivi.

L’autore ci racconta che il libro Decisioni intuitive di Gigerenger Gerd è illuminante su questi argomenti e su quante decisioni prendiamo senza pensarci troppo.

La fondamentale indagine su sentimenti ed emozioni sembrerebbe svelare che, dal punto di vista evolutivo, prima siano nate le emozioni e poi i sentimenti.

Potrebbe anche essere vero o plausibile, anche se prima bisognerebbe capire quali definizioni di termini si stiano usando, nei dizionari sono parole che possono anche essere viste come sinonimi.

Uno dei problemi con gli scienziati materialisti è che fanno determinare tutto dalla parte fisica, biologica, identificano la mente col cervello e, in fondo, ci stanno dicendo che tutto ciò che osserviamo, percepiamo e sentiamo proviene da quell’organo.

A ben vedere, la cellula vivente risponde agli eventi determinando in qualche modo la sua azione, lasciando anche un’impronta funzionale, “comportamentale”, nelle generazioni future.

Anche la persona risponde più o meno emotivamente o razionalmente alla vita, oppure cerca di determinare gli eventi di sua iniziativa, in maniera creativa.

Sono due livelli ben diversi, per la cellula abbiamo un comportamento stimolo-risposta, per l’uomo possiamo anche avere questo meccanismo reattivo, ma abbiamo anche e soprattutto una sfera enorme di autogestione, di autodeterminazione, di creatività!

Sappiamo da varie osservazioni che il pensiero, nell’accezione più vasta del termine, può portare effetti anche clamorosi su struttura, chimica del corpo ed emozioni.

Abbiamo perciò anche un problema di etica nell’applicazione della ricerca: la scienza non può dimostrare, e non è tenuta a farlo, che la causa ultima dell’universo materiale sia dovuta alla materia stessa, anche in forma di energia.

La scienza non può escludere un’origine trascendente.

Da questo punto fermo, dovrebbe dotarsi di un’etica deontologica che, preservando la libertà di ricerca, impedisca allo scienziato di manomettere la natura, il disegno di base di qualsiasi realtà, fisica e mentale.

Tanto per fare esempi, studio dell’atomo e del cervello sì, bomba atomica e psicofarmaci no!

Potrebbe essere un punto d’arrivo che metterebbe d’accordo tutti, laici, religiosi, materialisti, agnostici e credenti, che ne dite?

28 maggio 2012

fonte immagine: Il Giornale

per chi interessato ad approfondire, il mio libro

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