Infidi materialismi si nascondono nell’olismo

di Massimo Franceschini

In questi ultimi decenni sta prendendo piede un filone olistico che auspica un incontro, un travaso di conoscenze, una contaminazione ed una sintesi fra scienza e spiritualità.

Apparentemente sembra una tendenza auspicabile e positiva, foriera di nuovi traguardi per la conoscenza e l’umanità, con cui si dovrebbe superare la mai troppo deprecata separazione dei saperi in atto negli ultimi secoli.

Riprendendo dalle riflessioni di questo precedente articolo, cercherò di dimostrare come la spinta “olistica” contenga oggi, al contrario, una subdola affermazione dello scientismo e del materialismo che caratterizzano l’era moderna e che hanno messo in secondo piano la cultura umanistica e la spiritualità.

In questo articolo dal titolo esplicito, Fenomeni Spirituali Hanno Origine in Altre Dimensioni della Realtà, troviamo tutte le confusioni, non so quanto volute e/o comprese, che dimostrano il pericolo di cui sto parlando.

Andiamo a vedere.

Si afferma che fenomeni ritenuti di origine sovrannaturale, poiché non spiegabili scientificamente, debbano necessariamente nascere in altre dimensioni.

Attenzione, si parla di altre dimensioni – intanto ricordo che mentre diamo per scontato che esistano sono tutte ipotetiche – non di dimensione trascendente, appunto spirituale e sovrannaturale.

Mi va benissimo ipotizzare, come si fa nell’articolo, che la nostra coscienza possa interagire con, eventuali, altre dimensioni, ma dire che nasce proprio in queste, senza attribuirgli un valore altro e “superiore”, anche solo per il fatto che le ipotizzi e ci speculi, non mi sembra un’operazione di chiarezza, anzi.

Si genera ulteriore confusione per quanto riguarda il rapporto e la definizione di materia e mente, attribuendo alla “mente”, che si ritiene l’unica entità non fisica di cui abbiamo esperienza, una sua dimensione propria.

Chi mi legge sa che sono fautore di un dualismo fra dimensione materiale e dimensione trascendente/spirituale, che avrebbe generato la o le altre dimensioni.

Il problema è che in questa visione para-olistica manca proprio lo spirito, la coscienza, che è l’individualità senziente delle persone.

La mente a cui si fa riferimento in questa visone sembra quindi “contenere”, o avere come sinonimo, anche lo spirito, mentre dovrebbe esser chiaro, a mio avviso, che la mente e le sue immagini fanno ancora parte della dimensione materiale, anche se direttamente “connesse” con il nostro essere che le genera, le usa, le “immagazzina” ed a cui permette o non permette fare certe cose.

Sappiamo benissimo che le immagini mentali hanno la capacità di influenzare la nostra emotività e il nostro corpo: se ci concentriamo per quindici minuti a ricordare tutte le immagini spiacevoli della nostra vita staremmo peggio, ci sentiremmo più a terra e con apparentemente meno energia vitale, potremmo addirittura “accendere” reazioni somatiche di varia natura.

Se, al contrario, riusciamo a sganciarle dal nostro agire quotidiano e riusciamo a servircene solo quando ci occorrono veramente, quindi non in maniera automatica, andiamo come un razzo.

Faccio un esempio: se pensiamo ad una cosa di cui abbiamo una consolidata familiarità quotidiana come un bicchiere, non abbiamo bisogno di rievocare un’immagine della nostra esperienza, sappiamo concettualmente cos’è un bicchiere.

Altra cosa se, al contrario, parliamo di un bicchiere particolare o specifico.

In quel caso ci può venire in soccorso un automatismo che ci fa vedere nella nostra mente una o più immagini o una sequenza in movimento in cui è presente quel bicchiere.

Ecco che allora capiamo come la dimensione concettuale, che ci è spiritualmente propria, non abbia bisogno necessariamente delle immagini mentali, se non per sua volontà: quando i concetti non sono così saldi o presenti possiamo aiutarci con la nostra mente.

Questo è solo un esempio, ovviamente più mettiamo la nostra attenzione in ambiti e materie complesse, più tendiamo a servirci delle immagini mentali anche relative a quelle abbinate al ricordo di nostri pensieri/valutazioni.

In ogni caso ciò è molto soggettivo, quella che dovrebbe invece esser chiara è la suddivisione/determinazione di questi enti.

La frase finale dell’articolo pronunciata dal matematico e astronomo Bernard Carr, non sembra tenere conto di queste considerazioni.

La questione cruciale è capire se la fisica, nel presente o nel futuro, sarà in grado di ospitare i fenomeni psichici […] la mia tesi è che lo sarà, ma ciò richiederà più di un semplice armeggiare con l’attuale paradigma della fisica, vale a dire più che invocare semplicemente le onde elettromagnetiche, i tachioni, i tunnel spazio-temporali, e la teoria quantistica standard. Il nuovo approccio avrà conseguenze profonde per la fisica, la psicologia, la parapsicologia e la filosofia.

Dichiarazione interessante, anche se, finora, le conseguenze che vedo auspicate in questo e in altri articoli sono quelle in cui tutti i fenomeni psichici e spirituali saranno fatti rientrare, forzatamente dico io, nell’alveo della fisica, quindi del materialismo più puro.

Conseguenze che già sperimentiamo tutti i giorni in questa cultura materialista in cui le moderne “autorità” sull’ente essere umano hanno sempre una “ricetta” pronta a negare l’ambito spirituale del nostro essere.

Cerchiamo di capire e combattere questi pericoli, ne va del nostro futuro e della libertà del pensiero, anche scientifico.

12 aprile 2015

Per chi interessato, il mio libro

fonte immagine: Wikipedia

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