HUMANDROID

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Un’occasione sprecata, allineata alla vulgata che vede la coscienza come disponibilità transumana a portata di robot.

Di Massimo Franceschini

Non mi è piaciuto Humandroid di Neill Blomkamp.

Il regista dello strepitoso District 9 mi delude ancora, come per Elysium: evidentemente i capitali hollywoodiani fanno per lui, come spesso accade, un effetto negativo in quanto a creatività e “centratura” del progetto, trattato a mio parere con superficialità, quasi a “tirar via”.

Al di là della poca consistenza/scontatezza e senso di déjà vu della storia, abbiamo un approccio molto superficiale all’argomento “coscienza”, centrale nel film.

Qui si arriva addirittura a ipotizzare la possibilità di trasferire la personalità di una persona in un corpo meccanico, scaricando “semplicemente” i dati dal cervello al sistema robotico.

Un approccio materialista e superficiale, certo figlio di questa epoca materialista, scientista, “tecnologicista” e di fatto pre-transumanista, ma che diventa un punto a sfavore per un regista che ha dimostrato di avere della sensibilità, qui compresso in un progetto che avrebbe potuto avere ben altro e diverso spessore.

15 aprile 2015
fonte immagine: Wikipedia – Flickr

Autore: massimo

Nato a Foligno nel 1959, ma residente a Genova dal 2015, di istruzione superiore, poi autodidatta, scrivo su alcuni siti di informazione indipendente, ho autoprodotto tre saggi, sto per pubblicare una raccolta di racconti, aperto un blog e due canali di contenuti audio e video.

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