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Un appello alla pace e una denuncia contro l’ingiustizia della guerra, buono per tutte le stagioni.

Di Massimo Franceschini

 

Ci risiamo, ancora.

Ancora c’è chi punta il dito della colpa.

Ancora c’è chi grida guerra!

Come bambini sorpresi da uno sgarbo inaspettato rispondiamo piangendo, occhio per occhio!

Quando impareremo?

Riusciremo mai a vedere le cose nelle giuste proporzioni?

Quando capiremo che siamo tutti nella stessa barca?

Quando vedremo il torto di chi grida alla guerra giusta, quando capiremo che non è migliore di altri?

Quando capiremo che legittima difesa è immediata, contingente, ma guerra è scelta fredda, calcolata, trappola in cui per primi cadiamo?

Quando capiremo che non siamo certo migliori rispondendo colpo su colpo senza cambiare il nostro essere e agire?

È così nel giusto chi si permettere di creare armi per distruggere la terra più volte?

Così nel giusto da pretendere di spartire il mondo con il “nemico”?

Così nel giusto da poter creare regimi osceni ma sacrificabili alla prima occasione?

Così nel giusto da lasciarli dominare le nostre vite con la finanza e la propaganda?

Così nel giusto da poter sfruttare le libertà dei diritti umani fregandosene del sangue che è servito per scriverle?

Così nel giusto da poter bombardare e uccidere civili per affermare il diritto della forza?

Così nel giusto da non capire che il diritto della forza è la debolezza suprema?

Così nel giusto da non capire che è morto dentro?

Che è un robot dai circuiti mentali stampati in una vita di ipocrite menzogne?

E noi dietro, automi, aggrappati alla televisione che vomita le stesse menzogne, mentre urla alle menzogne altrui.

Quando cambieremo?

Quando capiremo che si crea ciò che si disegna?

Quando capiremo che se vogliamo pace, fratellanza e prosperità dobbiamo subito, ora, creare pace fratellanza e prosperità?

È così difficile da capire?

Eppure santi, filosofi e martiri dei diritti hanno mostrato la strada in cui c’è sì giustizia ma non sopraffazione, non annullamento di anime e dignità, non importa di chi il “torto”.

C’è sì giustizia nella ragione, non ragione nella morte altrui.

Se diamo morte non siamo migliori di chi morte ci arreca.

Ipocriti assassini di pace urlano alla guerra come se la pace non creasse giustizia, come se la pace non possa placare la rabbia.

E’ ora di dire basta al ricatto dello sgomento amplificato.

E’ ora di dire basta agli intellettuali dagli ipocriti distinguo.

Prendiamoci le nostre responsabilità.

Se vogliamo ancora un futuro esigiamo pace, partendo da noi stessi.

La vera giustizia non tollera guerre.

La guerra è forza primordiale.

La pace è creazione spirituale.

La guerra non ha un domani.

La pace è futuro.

 

17 novembre 2015
fonte immagine: Free SVG

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