Libero 4 di 641: LA NEGAZIONE DELL’INFINITO

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Il quarto scritto libero da punteggiatura a mo’ di flusso continuo di coscienza è questa volta di 641 parole come conteggiate da Word. (Qui gli altri 3)

Di Massimo Franceschini

Pubblicato anche su Sfero

Stiamo atrofizzando la parola con appendici digitali che ragionano per noi ‘sì invase dalle musiche di sottofondo che se estratte ci lascerebbero nudi ad una realtà insopportabile da capire se non da invasati mediatizzati e intossicati dalla quantità di suono artefatto in musica dozzinale che ci scaraventiamo addosso ogni volta acceso il berciante di turno sempre rifornito di imbecillità per chi non può capire la stoltezza dei vibranti volumi del nulla nauseabondo di nenie pubblicitarie scambiate per canzoni da ripetere in branchi lobotomizzati come ripetitori da strada armati di cilindri basseggianti in giungle dove il sole del pensiero non va oltre le strette maglie delle invisibili grate smart del nuovo che avanza a bit di eccentrico gigante come marea che sommerge il logos con il calcolo vestito a intelligente artifizio da farci passar la voglia di creare ché stanca il pensiero spaesato dal vizio della protesi come ombretto elettronico a nasconder la morte dello spirito ormai ignaro di sé che rimbalza il pensiero nei circuiti del dispositivo di prossimo impianto cerebrale ma a resa spirituale come gabbia impalpabile a nascondere l’immenso di ambizioni tarpate da note anestetiche in ipnosi profonde di menzogne celate dal velo di ignoranza indotta da sapienti tecnocrazie cui diamo ancora il cinico voto con devota speranza ma di sottesa mestizia ché sappiamo in fondo l’inganno dei servi che non sappiam più sostituire giacché scarno il panorama dei nuovi eroi necessari a infrangere il muro del suono assordante di menzogne scambiate per arte anch’essa in caduta libera del gusto che non rimembra più i fasti di un tempo in cui l’equilibrio prevedeva la sua rottura ma mai la negazione del senso ora soggiogato al potere di materia eletta a tutto nel quale cercare ogni ragione per il nulla di quantità ma di tutte le volontà che più non conosciamo come dimora dell’intelletto supremo ormai dimentichi di possedere in qualità inimmaginabili quanto l’infinito che alberga in noi ma che neghiamo aspramente alla stessa stregua del riconoscere insulsa la fame provocata da ricchezze negate quale marchio del dominio di corpi blasfemi occupati da padroni viziati di realtà immaginate oltre ogni ragione che tanto non capire aiuta l’idea che mai arriverà la resa dei conti col proprio potere perché ormai soggiogato al nulla come sicura nell’arma di pensiero che mai più dovrà esser rimossa pena l’improvvisa ammissione d’esser stolti oltre ogni limite per aver pensato si potesse tutto senza render conto a se stessi cosa ben peggiore del genuflettersi al dio del branco che in coro annuncia la resa del verbo a necessità presunta di piacere a ognun men che a noi medesimi orfani di grazia dimenticata dal fare sì immemore di visioni dall’alto capaci di aprir in un sol battito sprazzi di lucidità sul nostro essere tutto come niente anche se crediamo ad ogni valore superiore all’essenza stessa delle cose che dal nulla provengono a ricordarci che siamo i generatori anche se crediamo di essere scarto dei processi che immaginiamo più antichi del pensiero ormai adattato all’ideologia della sua stessa negazione capace di credere al tutto che è nulla senza capire che il nulla è tutto come nemesi per aver dimenticato che siam da sempre sulla cresta dell’onda anche quando non la vediamo da immersi nel mare di ricordi adatti a coprire quel nulla che non possiam più ammettere come l’inizio e la fine che tanto aneliamo nel fondo del nostro essere ormai così confuso negli alti e bassi di un pensiero sempre più incapace di resa all’evidenza della necessaria redenzione del tutto fuoriuscito dal nulla ma ben presto immemore delle istruzioni su dove andare come inutili orpelli non necessari ‘che tanto la strada par invitante come sempre e della quale mai si rimembra la natura deviante ogni ragione che non sia la più comoda al momento sì effimero da apparir bello mentre invero aleggia osceno sull’altare del continuo oblio.
(AI free)

26 settembre 2023
fonte immagine: Flickr, di Marina Castillo

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