SESSUALIZZAZIONE DELL’ESISTENZA: UN REALE PROBLEMA POLITICO

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Dobbiamo ben comprendere la vera portata di alcune tendenze mediatiche e culturali, ne va dell’intima libertà e responsabilità di ognuno di noi.

qui il video dell’articolo

di Massimo Franceschini

 

pubblicato anche su Attivismo.info e Sfero

A scanso di equivoci, mi associo senza riserve alla più ferma condanna di quei “buontemponi” che non hanno niente di meglio da fare che inondare il web con commenti violenti – già dire “sessisti” sposta in modo improprio la questione –, che questa volta hanno colpito l’atleta Linda Cerruti, come riportato qui.

Non voglio neanche aprire la questione dell’opportunità che nelle società moderne sia possibile mantenere una marea di servizi sostanzialmente pubblici relativi a scambi social-mediatici di varia natura, servizi in mano a soggetti privati multinazionali non sottoposti a nessun sostanziale controllo di ordine etico, deontologico e politico, liberi di indirizzare, censurare o non censurare a piacimento e per questo influenti sul pensiero, sulla realtà, sulla cultura e sulla politica stessa. Ci vorrebbe ben altro spazio.

Qui mi interessa spronare alla riflessione su un problema assai infido, che ha un’origine antica, che interseca argomenti come il “costume” con il tema ben più profondo della difesa dei diritti umani di ognuno, per niente scontata, ed altri argomenti che stanno formando un’intricata e insidiosa cornice culturale verso cui sembriamo inevitabilmente condannati.

Iniziamo con ordine: l’atleta Cerruti si mette in posa con le splendide terga in su, in una spaccata tipica del suo repertorio di nuoto sincronizzato, “vestita” con un micro due pezzi e con appese alle gambe le 8 medaglie da lei conquistate.

A quelli che purtroppo sono oggi gli inevitabili commenti violenti, lei risponde così:
Dopo più di 20 anni di allenamenti e sacrifici, trovo a dir poco VERGOGNOSO e mi fa davvero male al cuore leggere quest’orda di persone fare battute che sessualizzano il mio corpo. Un sedere e due gambe sono davvero quello che resta, l’argomento principale di cui parlare? Il minimo, nonché l’unica cosa che posso fare, è denunciare l’inopportunità di quei commenti, specchio di una società ancora troppo maschilista e molto diversa rispetto a quella in cui un domani vorrei far nascere e crescere i mie figli.

Al di là della “sottile” ipocrisia nel pretendere che una foto del genere non potesse scatenare commenti di un certo tipo, visto il becerume violento imperante grandemente provocato da media e social media, qui il problema è assai più profondo.

La vera questione è la pretesa che il “corpo”, se mostrato in un certo modo, non sia “sessualizzato”.

Ai fautori “liberal” viene mai in mente di chiedersi: “perché ci vestiamo” anche quando la temperatura consentirebbe di risparmiare sugli indumenti?

Ops, non vorrei aver dato un’altra idea “sostenibile” ai crociati “green”!

Un’altra questione è quella del “maschilismo”: se un atleta parimenti glorioso avesse fatto una foto equivalente, mezzo nudo, e una marea di donne avesse commentato in modo speculare con riferimenti sessuali espliciti, si sarebbe scatenato tutto questo putiferio?

Qualcuno avrebbe gridato contro il violento “femminismo”?

La questione non sarebbe comunque cambiata: il corpo se mostrato in un certo modo è chiaramente un riferimento sessuale e la pubblicità lo sa benissimo, per non dire la psicologia, che istruisce la pubblicità stessa.

Ecco allora il vero tema: il SESSO come argomento-veicolo di questioni assai problematiche e confondenti originate in ambito psichiatrico/psicologico.

La dicotomia relativa alla questione sessuale, tipica della nostra epoca, è di fatto finalizzata ad un ben preciso scopo, come vedremo da qui in seguito.

Tale dicotomia ha le seguenti facce: da una parte la sessualizzazione spinta dell’esistenza, da troppo tempo assai comune e ad un livello che ormai quasi non desta più reazioni di ordine morale e culturale; dall’altra abbiamo la pretesa, a ben vedere tutta “progressista” e laicista, di separare il sesso dall’estetica del corpo, un percorso assai presente anche in ambito artistico, di fatto iniziato nella sua fase moderna con la sostanziale separazione del sesso dall’amore.

L’“amore libero” ha causato un’infinita serie di problematiche di ordine sessuale, psicologico, culturale e legale, anche distruttrici della famiglia e del rapporto genitori-figli, problemi almeno pari a quelli dovuti alla precedente inibizione di tutto ciò che aveva a che fare con il sesso.

La rottura di tutti gli argini in questo ambito ha permesso tutta una serie di forzature in ordine alla vita, manipolazioni sulla procreazione giunte ad un livello assai più impegnativo e pregnante della semplice e da sempre praticata contraccezione, per arrivare, infine, al lungo percorso iniziato in ambito psichiatrico-psicologico della totale riscrittura, anche fisica, dell’identità sessuale.

Se certamente il “bigottismo” precedente la modernità poteva creare i suoi bei problemi – come sempre la virtù è nel mezzo –, la completa, presunta “liberazione” del sesso e dell’identità evocata dalla questione “gender” sta preparando il mondo, attraverso la pesante propaganda alle nuove generazioni, anche scolastica, ad una realtà paradossalmente de-sessualizzata: è facile prevedere che tale sarà la fine per un impulso, quello sessuale e creativo, che oggi si propaganda lecito, anzi, si vorrebbe obbligatorio poter “scegliere”, presuntuosamente senza problemi, in ogni suo aspetto etico, personale, strumentale, progettuale.

Addirittura, le nuove linee guida auspicate in certi ambiti per l’istruzione scolastica prevedrebbero l’esercitazione e la sperimentazione sin dalla giovanissima età su un menù sessuale, il tutto rivenduto con la dicitura “educazione all’affettività”!

La nuova filosofia “liberal” pretende fare dell’identità e delle relazioni una questione di poco conto, una “scelta fluida” completamente avulsa da etica, cultura, tradizioni e famiglia, un’opzione indifferenziata da dismettere a piacimento sull’onda di un quadro psicologico di completa “emotività nel presente”.

Le problematiche qui evocate riportano necessariamente al quadro socio-politico-culturale delineato in PERSONA OGGETTO: UN MINI SAGGIO SUI MALI DELL’ERA MODERNA, mentre per la questione “gender” e le sue drammatiche conseguenze rimando soprattutto a DIRITTI UMANI E GENDER: COMPRENSIONE, NON MISTIFICAZIONE.

Tornando all’inizio dell’articolo, non sto certo dicendo che Linda Cerruti, ad ogni modo ingenua, sia necessariamente una sostenitrice di queste tendenze, sulle quali invito comunque a riflettere in ordine alla loro connessione e concatenazione: sarebbe assolutamente improprio che uno strenuo difensore dei diritti umani come me possa arrivare anche solo a considerare una cosa simile per una persona che non conosco.

Il vero problema è la pervasività del “pensiero unico dominante”, capace di permeare ogni ambito con una melassa buonista e di “progresso” apparentemente indiscutibile, che al contrario contiene visioni, tendenze e politiche di varia natura del tutto contrarie a quei “diritti umani” di cui pretende farsi forte.

Approfondiamo tutte le questioni connesse, ne va del futuro della società e della cultura, della tenuta della concezione stessa di persona, altrimenti esposta ad un attacco nullificante, transumano e distopico, in grado di rendere irreversibile il controllo tecnocratico sulla libertà fisica, mentale e spirituale di ognuno di noi.

Questo è il grande pericolo politico del presente, non vederlo diventa una grave insufficienza che pagheremo al prezzo più caro della libertà.

27 agosto 2022
fonte immagine: Pixnio/PxHere

2 Replies to “SESSUALIZZAZIONE DELL’ESISTENZA: UN REALE PROBLEMA POLITICO”

  1. Penso che la mercificazione del corpo, femminile ma anche maschile, faccia parte di una mercificazione globale dell’essere umano nella società contemporanea. Il corpo che si presta alla mercificazione deve essere bello oppure stravagante. La semplicità di vivere il proprio corpo, e quello altrui, senza vergogna la ho sperimentata capitando nella ex Jugoslavia , così come in Germania e altrove, in spiagge frequentate non solo ma anche da ” nudisti”. Ognuno, adulto, adolescente o bambino, sembrava non provare imbarazzo nella propria nudità e in quella dell’altro, del tutto rispettabile, bella o brutta che fosse. Ecco, vorrei che le relazioni umane, intese anche come relazioni fra i corpi, fossero così, senza enfasi, semplici e rispettose. La nostra società è lontanissima da questo modello. Il corpo” brutto” va nascosto, il corpo bello esibito , per potere essere accolto e immediatamente mercificato. In particolare, è evidente, quello femminile. Alle bambine ” belle” si insegna che sono destinate a sedurre i maschi e ad essere approvate per le virtù seduttive che il corpo e l’atteggiamento inducono. Naruralmente ci sono genitori che evidenziano le doti i intellettuali e caratteriali delle proprie figlie, ma il modello che i media e la pubblicità offrono resta quello della bella ragazza ( donna) con misure quasi perfette e con pose sensuali.

    1. Ciao, benvenuta. Tutto vero ciò che dici, ma oltre a quanto sottolinei credo che oggi si stia andando assai oltre, con esiti e prospettive del tutto inquietanti, come cerco di evidenziare criticamente anche nei due articoli linkati all’interno. Grazie ancora.

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