Introduzione del libro: “LINEE GUIDA PER L’ATTUAZIONE DEI DIRITTI UMANI”.

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PER I DIRITTI UMANI

SINTESI ANALITICA

di Massimo Franceschini

Dopo il crollo del Muro di Berlino il mondo continua ad attraversare varie crisi che potrebbero sfociare in un nuovo conflitto globale, dal futuro imprevedibile. Senza addentrarci in analisi geopolitiche, non necessarie allo scopo di questo scritto, potremmo dire che le attuali emergenze sono una diretta conseguenza di violazioni e inadempienze ormai sistemiche dei più alti principi di convivenza espressi dalla comunità umana.

Questi ideali hanno un’evoluzione lunga quanto la storia: ad esempio, già nel 539 a.C. Ciro il Grande liberò gli schiavi, istituì una prima uguaglianza razziale e dichiarò che tutti avevano diritto a scegliere la propria religione.

Possiamo considerare tale evoluzione perfettamente compiuta nel secolo scorso: nel dicembre del 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, formata da un preambolo e da trenta articoli. Tale Dichiarazione è stata ratificata dalla maggior parte degli Stati e trova affinità con le migliori Costituzioni, fra le quali spicca doverosamente quella italiana varata qualche mese prima, che già all’art. 2 fra le altre cose recita: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…”.

I diritti umani sottolineano e coniugano tre fattori etici vitali per la sopravvivenza stessa: dignità, libertà e responsabilità. Questi tre fattori sono strettamente connessi dato che: la salvaguardia della dignità di ogni uomo determina quella di tutti, la libertà è alla base di ogni dignità, libertà che però non dovrebbe arrivare ad essere distruttiva e incurante della dignità, della libertà e della responsabilità del prossimo, in tutti gli ambiti.

La storia recente mostra l’evidente fallimento della politica occidentale e dei movimenti di riforma nel creare le condizioni per un mondo più libero, dignitoso, giusto e pacifico. La situazione attuale mostra con drammatica chiarezza la necessità improrogabile di una rinnovata visione politica, sganciata dalle ideologie “classiste” del Novecento ed ispirata ai principi universali. Credo inoltre che tale visione debba comportare la consapevolezza della necessità di riformare le Costituzioni nazionali, se necessario, per farle aderire maggiormente alla Dichiarazione Universale.

Ispirarsi a questi diritti implica inoltre, a ben vedere, non solo la necessità di abbandonare le vecchie ideologie ma anche gli estremismi che caratterizzano la “filosofia reale” della modernità e delle cosiddette democrazie liberali. La cultura ed i metodi di governo imposti da tale filosofia ci stanno portando verso un mondo sempre più ingiusto, caotico e controllato tecnocraticamente.

Il “pensiero unico dominante” e le prassi della modernità si caratterizzano infatti per una generalizzata perdita dei valori che fino ad un certo punto avevano grandemente contribuito al progresso; a questo dobbiamo aggiungere il diffuso imbarbarimento dei costumi e della qualità delle relazioni umane. Questi problemi ci appaiono evidenti aprendo un qualsiasi media, per non parlare del WEB, o se veniamo a contatto con la realtà delle relazioni e dello stato delle cose in molti ambiti sociali, come ad esempio scuola e lavoro, persino nella famiglia.

La filosofia pratica della modernità si caratterizza, fra le altre cose, per due principali estremismi: “liberismo” e “laicismo”. Il liberismo ha estremizzato le pur sacrosante libertà liberali in modo da avvantaggiare, di fatto, soltanto una ristretta minoranza di soggetti privilegiati e privi di remore etiche, abbastanza scaltri nel procurarsi influenze particolari senza tener conto di libertà e diritti altrui.

Allo stesso tempo, il laicismo deforma la sana ed auspicabile laicità in un dogma materialista e “scientista”, sordo a qualsiasi istanza lontana da una visione e da un’applicazione totalizzante di tutto ciò ha parvenza di essere, “scientifico”. In questo modo la scienza è trasformata da eccezionale metodo d’indagine a nuovo dogma assolutista da cui pretendere risposte e verità “superiori” ad ogni altra cultura. Oltre a ciò, sul laicismo si costruirà quello che chiamo “regime tecnocratico di controllo globale”, di cui possiamo già vedere la prima fase in alcune parti della Cina.

Da un punto di vista più politico, penso che la maggior parte dei movimenti cosiddetti post ideologici non abbia veramente compreso che il naturale punto di riferimento ideale fosse già scritto nei diritti umani e nelle Costituzioni nazionali. Inquinata troppo spesso da vecchie parole d’ordine e da richiami a prassi o posizioni estremiste appartenenti alle ideologie del secolo scorso, l’azione dei nuovi movimenti risulta spesso marginale, velleitaria, incompresa o non condivisa. Oltre a ciò si osserva la tendenza dei movimenti potenzialmente alternativi, una volta approdati all’alveo istituzionale, ad ammorbidirsi in posizioni più caute ed accondiscendenti diventando così una componente soltanto più “presentabile” di quel sistema che si pretendeva riformare.

Le contraddizioni dei movimenti li rendono quindi “permeabili” a quelle degli schieramenti classici, lasciandoci così ancora in mano ad una destra solo apparentemente meno schiava della finanza ma con un rinnovato populismo xenofobo e attento alla “sicurezza”. Alla destra si “contrappone” una sinistra che si dimostra, quando al governo, oggettivamente al servizio della finanza e delle corporazioni globali. L’altra faccia della medaglia.

Alla xenofobia delle destre la sinistra “risponde” con un ipocrita multiculturalismo ideale, apparentemente allineato con i diritti umani: principi di cui, ad ogni modo, non si pretende lo studio e la comprensione, l’accettazione e la pratica da parte di tutti, immigrati e non. Oltre a ciò, la sinistra sembra non voler vedere o capire il disegno che si cela dietro quella che è, con tutta evidenza, un’immigrazione forzata di massa: abbassare il costo del lavoro in un’Europa confusa e sempre più terra di conquista da parte delle stesse multinazionali che hanno sempre più mano libera nel proseguire la corsa in atto da molti decenni ad accaparrarsi le immense ricchezze africane.

A causa dei problemi sin qui elencati, di cecità e deficienze culturali che vanno a sommarsi all’ipocrisia della politica e della maggior parte dei media, i diritti umani non hanno trovato un coerente paladino politico abbastanza responsabile da promuoverli fattivamente nella loro completezza.

Solo con un’attuazione creativa dei diritti universali si possono bilanciare in modo razionale e praticabile le migliori aspirazioni su cui si sono “avventate” le ideologie passate. Credo sia possibile raggiungere un equilibrio fra le molteplici istanze, “ecumenico” ed armonioso, una sintesi ottimale ma probabilmente scomoda per chi è interessato a distruggere, invece di costruire.

Una delle finzioni più comuni sui diritti umani, si evidenzia osservando come quando evocati lo si faccia riferendosi, di norma, a quelli cosiddetti basilari o elementari relativi alla persona, dimenticando “stranamente” l’esistenza di altri che investono direttamente la vita, l’economia, il lavoro, la società, la politica e l’ambiente fino ad arrivare al quadro internazionale. Un altro problema riguardante l’uso e la percezione dei diritti umani l’abbiamo da parte di vari esponenti e movimenti cosiddetti “progressisti”, nel giustificare con essi teorie e pratiche di varia natura che stanno mettendo in discussione ambiti come la famiglia e l’integrità della vita e della persona. Il massimo dell’ipocrisia politica occidentale è quella di usare i diritti dell’uomo per giustificare guerre “democratiche”, nascondendo in maniera “sublime” il vero scopo di ogni guerra: controllare popoli, territori, mercati e risorse.

Volgendo lo sguardo al nostro Paese, possiamo vedere le stesse ipocrisie in relazione alla Carta Costituzionale: tutti gli schieramenti affermano di volerla “difendere”, mentre si limitano a sopportarla. La prassi politica ed istituzionale è piegata al fine di proseguire nella demolizione dello Stato di diritto e delle sue conquiste. I soggetti politici che per loro stessa natura avrebbero maggiormente dovuto difenderla, i cosiddetti “centristi”, non hanno saputo, voluto o potuto arginarne le continue violazioni, diventando essi stessi, artefici e corresponsabili dei maggiori tradimenti allo spirito costituente.

Una generalizzata politica retorica non vuole risolvere i problemi ma li provoca, li usa e li amplifica, anche grazie ai media, per mantenere un potere basato sulla menzogna. Con tutta evidenza il meccanismo prevede, tramite inazione, slogan e ricatti populisti, che si possa arrivare ad associare diritti umani e Costituzione ad interessi particolari, lontani dai più “urgenti” bisogni quotidiani. Tutto ciò è avvenuto anche grazie ad un’altra azione tipica dei media, tendente a creare sconforto e timore del futuro, deviando di fatto ogni attenzione dai problemi ben più gravi e urgenti. La tattica sembra quella di fornire continuamente un quadro della realtà prevalentemente caotico, litigioso e senza speranza per la politica e l’impegno civile.

La conseguenza di questo quadro è che sempre più persone ritengono i migliori ideali vuote e impraticabili parole. Rabbia, cinismo e scoraggiamento dilagano a piè sospinto nella società civile.

Viviamo quindi così, guidati da “oligarchie democratiche basate sulla sfiducia”.

Uno Stato di diritto dalla parte dei cittadini sembra infatti una chimera seppellita da contraddizioni, violenze e ingiustizie, un vuoto ideale in cui solo i potenti al servizio di qualche lobby godono di libertà che avrebbero dovuto essere patrimonio comune ma in cui, di conseguenza, sempre meno persone credono.

Dalla situazione sin qui descritta non possiamo non vedere la necessità di appellarci ai diritti umani ed alle Costituzioni più avanzate per inchiodare le oligarchie della politica e dell’economia alle loro responsabilità, denunciando i veri interessi privati che governano la vita, la cultura, l’economia ed il mondo intero.

Dobbiamo comprendere definitivamente che i trenta diritti universali ottengono quel necessario equilibrio fra libertà individuali, libertà d’impresa e responsabilità collettive. Un bilanciamento che sarebbe quindi da concretizzare verso due direttrici generali: da un lato estendere alcune libertà oggi solo sulla carta, dall’altro riportare sotto la responsabilità pubblica, ma veramente aperta e controllata dalla società civile, alcuni settori che non sarebbero mai dovuti finire in mani private.

Per arrivare a ciò una politica alternativa al sistema di lobby e logge private dovrebbe svolgere un’immensa attività culturale: l’equilibrio cui giungono i diritti umani fra principi di libertà e responsabilità andrebbe fattivamente promosso in tutti gli ambiti di interesse pubblico, nella vita e nella cultura del Paese sin dall’educazione scolastica, proprio come si esorta nel preambolo della Carta stessa.

Dobbiamo capire la necessità di un profondo cambiamento, senza nasconderci il fatto di dover mettere in conto probabili periodi di caos, anche solo commerciale, dovuto alla reazione delle corporazioni globali: se le democrazie opereranno con lungimiranza per ripristinare libertà ed autonomia delle singole nazioni e per intessere accordi commerciali e industriali fra Stati di nuovo sovrani e cooperanti si potrà avere una speranza per un futuro libero e senza guerre.

Con proposte concrete ed elaborate possiamo mostrare che dalla società civile può nascere un futuro sano, pacifico, produttivo e creativo per tutti.

In questo modo l’Italia e l’intero Occidente potrebbero tornare ad essere dei fari di civiltà che contagerebbero il resto del mondo.

Le riflessioni e le proposte del presente volume formano un sintetico programma politico. Pur essendo questo un testo che andrà a far parte di una più completa trattazione sui diritti umani oggi, ritengo utile e necessaria la sua pubblicazione per fornire un’immediata ed agile consultazione di analisi e proposte. Per chi non abbia mai letto tutti i diritti umani o per chi interessato a rinnovarne la visione propongo di seguito l’intera Dichiarazione Universale.

per chi interessato qui il link al libro

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